La festa di Imbolc

La festa di Imbolc: cosa rappresenta secondo la tradizione celtica e quale legame ha con la festività della Candelora, che cade esattamente un giorno dopo l'Imbolc? Lo scopriamo con  Riccardo Taraglio, esperto della cultura celtica e autore del libro Il vischio e la quercia.

Festa di Imbolc

La festa di Imbolc cadeva nel mese lunare di Gennaio/Febbraio, identificato nel calendario di Coligny con il nome di Anagantios, il «Tempo della Protezione». Imbolc (conosciuto anche come Cetsamhain, Oimelc, Brigantia) era una ricorrenza celebrata il 1° febbraio e segnava la fine dell’inverno e l’inizio della primavera. Il nome Imbolc è stato tradotto con «purificazione», ma altre interpretazioni designano per il termine oimelc, da cui Imbolc, il periodo della lattazione delle pecore.
L’antica quartina che recita:

Assaggiare ogni vivanda secondo l’ordine,
ecco quello che si deve fare a Imbolc;
lavarsi le mani, i piedi, la testa,
è così come dico.

ha giustificato l’interpretazione proposta da Vendryes di imb- prefisso intensivo, seguito da folc, «acquazzone». Secondo il nostro parere tuttavia, l’indicazione della quartina è chiaramente riferita all’uso dell’acqua come purificante e propendiamo per interpretare il nome della festa del 1° febbraio in questo senso. Nella versione del Táin Bó Cúailnge contenuta nel Libro Giallo di Lecan, la festa di Imbolc è indicata come la féil Bridge, la «festa di Brigit» (la dea celtica figlia di Dagda), e corrispondeva ai Lupercales romani, festa della purificazione e della fecondità della fine dell’inverno.

Imbolc segnava l’inizio della primavera e si potrebbe associare questa festa alla figura dei Filid, i poeti.

In effetti essa non ha un carattere militare e la consacrazione di questo giorno alla dea Brigit sarebbe un indizio che confuterebbe l’ipotesi di una celebrazione in favore delle classe druidica dei Bardi. L’aspetto sciamanico dei Filid era evidenziato dalla loro capacità di evocare gli esseri invisibili della Realtà Spirituale tramite il suono dei loro strumenti (solitamente le arpe) e attraverso il canto.

Nel Cath Maige Tuired, il libro che narra della lotta dei Túatha Dé Danann contro i Fomori, si racconta di Abhcan, il figlio di Bilcemos, in grado con il suono della propria arpa di toccare l’anima degli umani, degli spiriti della natura e degli dèi, sulla figura del quale probabilmente si è poi modellata quella dei Filid.

Nel corso della festa di Imbolc è molto probabile che venissero svolti dei rituali di iniziazione, dedicati sia ai poeti che alla classe guerriera. 

Sembra che ai rappresentanti di quest’ultima venisse fatta bere una bevanda a base di vino, miele, acqua e farina (a cui forse venivano aggiunte anche delle erbe allucinogene) chiamata gwîn a bragawd, che aveva lo scopo di farli cadere in un sonno profondo durante il quale prendevano contatto con gli esseri del mondo spirituale.

La festa di Imbolc si trasformò sotto il cristianesimo nella celebrazione della vigilia della Candelora.

La Candelora è una festa consacrata alla Vergine Maria e a santa Brigida o Brigitta, chiamata la «Maria dei Gaeli». Santa Brigida era stata un tempo la Dea Bianca, la dea celtica Brigit, che successivamente era entrata a far parte della tradizione cristiana trasformandosi nella badessa del monastero di Kildare. Cambiando aspetto la dea degli aes dana, gli «uomini d’arte», divenne santa Brigida, protettrice degli artigiani, patrona della poesia e dell’arte della guarigione, trovando nel 1° febbraio, l’antica festa di Imbolc, la festa cristiana della Candelora, il giorno della sua celebrazione.

Come abbiamo detto la Feile Brighde si trasformò nella Purificazione della Beata Vergine, la Candelora cristiana, la festa delle luci, la Fhéile Muire na gCoinneal, il giorno della «festa di Maria delle Candele», durante la quale nelle case si accendevano le candele simboleggianti la purificazione. Le candele accese forse erano in numero di tredici (come le lunazioni in un anno) e venivano disposte in cerchio per formare la Corona di Luce, forse un ricordo dei fuochi che prima ardevano sulle alture.

 

 

Per approfondire le tradizioni celtiche:

Il vischio e la quercia

Il vischio e la quercia di Riccardo Taraglio
Il più completo e approfondito saggio mai pubblicato in Italia sulla ricchissima tradizione culturale dei Celti.